Recensione del film dello Studio Ghibli “La storia della Principessa Splendente” regia di Isao Takahata

Qual è il senso di portare al cinema un racconto popolare giapponese vecchio di mille anni? È questo ciò che ci si domanda prima di guardare l’ultimo film di Isao Takahata, prodotto dalla Studio Ghibli (il penultimo dell’azienda nipponica prima della “chiusura”), La Storia della Principessa Splendente; in uscita in Italia al cinema, grazie alla Lucky Red, dal 3 al 5 novembre, è stato proiettato in anteprima al Lucca Comics il 2 novembre.

La storia è ispirata alla celeberrima – ma non per noi – Taketori Monogatari, fiaba del X secolo in cui si narra di un tagliatore di bambù che trova una bambina vestita da principessa e piccola come il palmo di una mano all’interno di una canna di bambù risplendente. Dopo averla portata in casa, il vecchio e sua moglie la crescono come fosse una figlia e, considerando il suo incontro come segno divino, dedicano tutti i loro sforzi nel far di lei una degna principessa, ritenendo che questo le possa dare la felicità a cui chiunque aspirerebbe.




Prodotto in ben 8 anni, il film è stato un flop in Giappone, forse per la trama estremamente risaputa o forse proprio per il suo stile. La Storia della Principessa Splendente è stato disegnato interamente a mano, cosa ormai rara ed unica. Lo stile è essenziale, spesso scarno, il tratto quasi abbozzato, il che lo rende un film senza tempo, un’opera d’arte da non perdere assolutamente. I disegni, perciò, riescono a reggere l’emotività crescente di una pellicola che, sebbene a tratti ridondante e ampollosa, non delude le aspettative. Non c’è dubbio che le scelte stilistiche di Isao Takahata ben si adattano ad una storia dai contorni fiabeschi che nulla toglie agli altri film dello Studio Ghibli, a cui si collega con il filo tematico del sentimento naturalistico e della ricerca di identità. 

La Principessa Splendente è un mirabile esempio di eroina animata, in cerca disperata della felicità, che mostra come questa fiaba ancora oggi sia totalmente moderna, immersa in un contesto contemporaneo in cui ciò di cui si racconta – la vita nei campi e gli ideali di semplicità – ci sembrano così lontani. Isao Takahata, che aveva già sperimentato uno stile asciutto e simile a quello delle strisce comiche nel suo Hōhokekyo Tonari no Yamada-kun (sempre della Studio Ghibli ma ancora inedito in Italia) del 1999, ci regala una delizia per gli occhi e per la mente, una pellicola degna di essere apprezzata e guardata per ciò che è: una storia disegnata come se ci venisse raccontata una storia della buonanotte.


In questa playlist di Youtube troverete, oltre al trailer ufficiale, tutte le clip rilasciate nei giorni scorsi da Lucky Red.



Articolo di Marcello Cuomo