I giapponesi sono veramente pervertiti come dicono Le Iene?



Manga vuole anche dire sesso, cioé cartoni porno. E porno in Giappone vuol anche dire bambine”.
Con questo incipit contraddittorio inizia il servizio delle Iene della puntata del 31 marzo dedicata alla pedopornografia nel paese del Sol Levante. Ciò che ci ha più colpiti dopo averlo visto non è solo la disinformazione che ne trapela, ma in particolar modo la confusione che si è andata a creare. Anche nelle teste degli stessi italiani. Prima che i vostri parenti vi diano dei pervertiti se leggete manga come se non ci fosse un domani, bisogna fare degli opportuni chiarimenti.


I manga sì, come dice la Toffa, sono i fumetti giapponesi. Su questo non ci piove. Ma ci sono da dire due cose. Prima di tutto, non tutti i giapponesi leggono manga. Come non tutti gli occidentali leggono in genere. Gli adulti solitamente preferiscono i romanzi. La seconda considerazione da fare è che i manga, come i libri, hanno delle categorie. Oltre la divisione per ragazzini e ragazzine (shounen e shoujo), ci sono anche quelli più maturi (seinen), ed esistono anche gli hentai, cioé i fumetti a tinte porno. Se salite fino all’ultimo piano di un ANIMATE a Tokyo interamente dedicato agli hentai, troverete poche persone e dozzine di fumetti dedicati ai fetish più assurdi in assoluto, dal sadomaso alle relazioni tra ermafroditi. La pedopornografia negli hentai, manga o anime, non è così comune come si può credere. Spesso ci sono trame piene di spunti maliziosi, ma dove si fa di tutto per evitare l’avance. Ciò che anche LeIene ieri sera hanno omesso è che nello spaccato politico giapponese ci sono politici che vogliono bandire le immagini più conturbanti nell’immaginario hentai, come Masatada Tsuchiya, che, nel processo che ha portato a proibire il possesso di materiale pedopornografico nel 2014 in Giappone, si espresse contro gli hentai più espliciti



Le maid non aspettano “uomini soli a cui far compagnia” come ha sottolineato la Toffa. Chi è stato a Tokyo avrà notato che in ogni angolo di Akihabara le fanciulle vestite come cameriere alla francese o da scolarette sono alla ricerca di qualsiasi ombra di cliente. Maschio o femmina. E non per piaceri sessuali. I maid cafè sono ormai una moda in Giappone ed essere serviti da delle zelanti cameriere che vi chiamano “master” in realtà attrae pochi uomini. Nei Maid Café troverete soprattutto ragazze. I ragazzi scarseggiano, e ancora più raro è trovare adulti, se non sono turisti curiosi. Ci sono anche locali che offrono chiacchiere, massaggi, tarocchi, abbracci, con ragazze maggiorenni o no. La regola però, in tutti questi posti strambi, è non toccare le ragazze. E non tutti quelli che ci vanno lo fanno perché probabilmente capiterà loro una minorenne. Il servizio de LeIene ha insinuato che in molti posti accada di più di quanto detto, però quando la ragazza che chiede 3000 yen per compagnia dice di avere JŪKYŪ, ovvero 19 anni, la Toffa fa credere che ne abbia FIFTEEN, quindici. 


Gli anime hentai sono un fattore davvero contraddittorio. Hentai vuol dire “perversione”. Non è perciò il corrispondente del nostro genere di porno in occidente. Ciò non vuol dire quindi che tutti i giapponesi preferiscano gli hentai online piuttosto che siti come Youporn. Gli hentai a volte sono anche frutto di Dōjinshi, il che apre una considerazione interessante. Dojinshi si riferisce ad un qualcuno che amatorialmente crea un prodotto, e di hentai amatoriali ce ne sono a centinaia. Ciò vuol dire che l’industria di animazione giapponese non per forza produce e fruisce prodotti espliciti come si è insinuato nel servizio di ieri sera su Italia1. Sarebbe anche stupido, però, negare che il Lolicon, l’attrazione che si basa sul complesso di Lolita, non esista anche nei media più soft. É importante però ribadire che anche qui il dibattito è acceso in Giappone. L’organizzazione giapponese CASPAR si è proclamata contro questi tipi di prodotti perché incitano ai crimini sessuali. Alcuni critici giapponesi hanno anche sottolineato come la ricerca di media contenenti delle Lolita sia lontano dalla pedofilia vera e propria e nascondano una profonda dissociazione sociale, una mancanza affettiva. In più, in Giappone essere fan di questo tipo di prodotti ti rende un “hentai”, un “pervertito”.

Il fenomeno Idol in Giappone è qualcosa che ha preso piede negli ultimi anni ed è diventata una vera e propria ossessione. Le Idol sono adolescenti liceali che creano gruppi femminili di cantanti che si esibiscono in vere e proprie performance. A Tokyo c’è ad esempio l’AKB48 Theatre, il teatro in cui hanno luogo ogni giorno le esibizioni delle AKB48, gruppo formato da 92 membri. Tuttavia, la maggior parte dei fan di questi gruppi sono giovani e bambini. Ma le idol non vengono lodate per la loro carica sessuale. 
Il discorso intorno alle bambole è più complesso. In linea generale, non sono proprio delle sex dolls. Non è una moda estremamente comune, ma, visti i prezzi, è molto redditizia, specialmente perché le bambole create in Giappone vengono vendute in tutto il mondo. Nella maggior parte dei casi, sono bambole da compagnia. E dovete crederci se vi diciamo che soggetti che noi considereremmo psicopatici tengono delle bambole sedute su una sedia nella loro camera da letto. E ciò che fanno è parlarci. Perché non hanno nessun altro. É il motivo per cui la gente le chiama LOVE DOLLS in Giappone. Ciononostante, c’è gente che ci fa sesso con le bambole, che affitta camere per passarci una notte insieme. E ci sono bambole a forma di donna, vecchia, ragazzina, ermafrodita, ecc.
Il Giappone è un mondo parallelo per certi versi, in cui le perversioni più strambe si manifestano in modi altrettanto particolari; non si può negare l’esistenza di problemi legati alla sessualità e alle relazioni affettive, ma questo non vuol dire che i Giapponesi siano tutti dei pervertiti. Vuol dire che ci sono manga sulla coprofagia, sul tetancle rape, lattofilia e degenerazioni fetish varie, ma non che tutti li leggano. 
Mentre i nipponici pensano che leggere un poliziesco non voglia dire necessariamente avere la brama di uccidere la gente, l’occidente non riesce spesso a capire l’esistenza di molte di queste perversioni e racconta storie con superficialità. Perché spesso analizzare i problemi senza fornire dei dati certi sulla situazione reale e con la propria mentalità è più facile che fare ricerche su una questione che è contraddittoria e spesso contestata anche lì dove è nata.